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Le salamandre (1969)

Uta, fotomodella di colore, pur di avere successo nel mondo dei bianchi, accetta un rapporto omosessuale con una fotografa bianca ma, malgrado il compromesso, s'accorge in seguito di non essere riuscita né a superare il problema razziale né di essere mai stata realmente accettata. Il finale del film, apprezzatissimo dalla critica, mostra l'intero set composto da cinque persone inesperte con una macchina da presa, a intendere la finzione dell'intera storia, ma la parola "fine", con un sottofondo musicale che richiama l'Africa, viene impressa sul volto della fotomodella, per significare l'insuperabilità della questione razziale.